Uscita 2022 Lago Malghette - Cascate Val di Genova
Campo Maschile
Lago delle Malghette e Cascata di Lares
Uscita 30 settembre – 2 ottobre 20 22
Cari amici
scrivo alcuni appunti sulla nostra uscita. Come vedete dal titolo abbiamo cambiato programma in considerazione del clima umido e piovoso che rendeva difficile e pericoloso affrontare il sentiero degli Orti. Invece di andare allo Spinale quindi, sabato siamo saliti al Lago delle Malghette e i più giovani…e forti sono arrivati anche ai Tre Laghi facendo un percorso di circa 18 km e un dislivello di circa 800 metri. Domenica invece abbiamo rispettato il programma iniziale recandoci in Val di Genova alle cascate di Nardis e di Lares.
La sera di venerdì ci siamo trovati nella casa di Massimeno dove tutti e dodici abbiamo pernottato. La cena è stata preparata da Mattia che ci ha servito un minestrone straordinario, preceduto da antipasto a base di spek e formaggio di malga, il tutto innaffiato da ottimo vino portato in dono dai partecipanti. Di seguito ottime costine con polenta, cucinate da un amico di Federico.
Dopo cena, nonostante le nuvole, abbiamo rivolto gli occhi al cielo, cercando le stelle che apparivano scintillando tra una nuvola e l’altra. La meditazione attraverso il respiro ci ha aiutato a entrare in contatto profondo con questo spettacolo. Dopo la meditazione rivolta al cielo abbiamo letto il racconto dell’incontro di San Francesco con il Lupo di Gubbio, che ancora oggi colpisce per freschezza e profondità di significato. Francesco ci insegna che dobbiamo nutrire il nostro lupo interiore se non vogliamo diventare preda della nostra stessa aggressività. Prima di andare a dormire abbiamo letto Il Cantico delle creature di Francesco, talmente bello che mancano le parole per descriverlo.
Al mattino di sabato, lasciate le auto alla Malga Zeledria, sopra Campo Carlo Magno, ci siamo addentrati nel bosco e abbiamo di nuovo meditato, questa volta attorno a un ruscello, lasciando risuonare dentro di noi le parole del Cantico delle creature:
“Laudato si’, mi’ Signore, per sor’ acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.”
Poi abbiamo ripreso il cammino fino a raggiungere il Lago delle Malghette. Di fronte al lago, con all’orizzonte le Dolomiti di Brenta, abbiamo meditato. Poi ciascuno si è presentato dichiarando le ragioni della sua partecipazione all’uscita di Campo Maschile. Oltre ai veterani, Alessandro, Mattia, Federico, Gianmaria e Maurizio, c’erano Lorenzo (alla seconda presenza), il gruppo degli anziani (Michele, Mario e Paolo) e quello dei più giovani e nuovi (Alberto, Bartolomeo, Simone). Lo scambio di vissuti e motivazioni è stato molto forte. Il clima particolare, creatosi all’interno di questo gruppo di soli uomini, ha favorito uno scambio personale in cui ciascuno ha potuto riconoscere non solo quello che riceve dagli altri, ma anche quello che può dare con la sua presenza e partecipazione. Di fronte al lago Michele ci ha incantato con il racconto della fiaba dei Grimm, il Rugginoso o Giovanni di ferro, che parla della liberazione dell’uomo selvatico da parte del figlio del re. Fiaba commentata straordinario da Robert Bly nel libro, ormai quasi introvabile in italiano, Per diventare uomini(Mondadori). Dopo questo racconto ci siamo separati in tre piccoli gruppi affrontando la strada del ritorno. Qualcuno ha raggiunto il rifugio Viviani, altri il Lago scuro e i più gagliardi i Tre Laghi. Nel tardo pomeriggio ci siamo ritrovati nella casa di Massimeno per riposare e collaborare alla preparazione della cena.
Dopo cena la nostra attenzione si è rivolta al rapporto padre/figli. Mario ha iniziato parlando della sua esperienza duplice di padre naturale e adottivo. Lorenzo ci ha letto alcuni spezzoni del libro di Robert Bly sul rischio che i maschi corrono quando guardano il padre attraverso gli occhi della madre e sulla necessità di stabilire un rapporto diretto col padre. Anche Alberto, Alessandro, Michele e Paolo hanno portato la loro esperienza di figli e di padri. Quando un figlio guarda il padre attraverso gli occhi della madre, ha detto Alessandro, c’è sempre anche una responsabilità del padre che si sottrae alla relazione. Lo sguardo della madre corrisponde quindi a un vuoto di padre e quando tra marito e moglie non c’è una buona relazione, quel vuoto viene riempito dal figlio. Anche quando la madre è sofferente, ha aggiunto Michele, il figlio maschio, se la figura del padre è debole, rischia inconsciamente di sostituirsi al padre. Prima di andare a dormire abbiamo letto il testo straordinario e inquietante di San Francesco sulla perfetta letizia.
Domenica ci siamo recati in Val di Genova, forse chiamata così da ianua, in latino porta. Una valle che si estende per più di 20 km da Carisolo fino ai piedi del gruppo dell’Adamello e della Presanella. Una valle stupenda solcata dal fiume Sarca, con qualche piccolo rifugio, purtroppo invasa d’estate dai turisti, ma che da ottobre all’inizio della primavera restituisce tutta la sua bellezza e permette di vivere un’esperienza di wilderness, consentendo di entrare in contatto con una natura ancora in buona parte incontaminata. Qui, di fronte alla cascata di Lares abbiamo passato alcune ore di meditazione, attività fisica e riflessione.
All’inizio ci siamo disposti in cerchio intorno a una pietra che aveva attirato subito la nostra attenzione. A occhi chiusi il contatto delle mani con la pietra, fredda, ruvida, ma anche coperta a tratti di muschio e foglie, ha suscitato vissuti corporei, sensazioni e emozioni particolari su cui poi ci siamo confrontati. Ci ha colpito la sua stabilità, la forza e l’energia che abbiamo sentito in un elemento naturale che sebbene inorganico ci si è presentato come quallcosa di vivo e vitale, punto di riferimento e orientamento indispensabile per chi conosce la montagna.
Carl Gustav Jung qualche volta si sentiva una pietra. Quando si sedeva su una pietra particolare, che gli piaceva molto, cominciava un gioco fantastico in cui si chiedeva pressapoco: “sono io quello che è seduto sulla pietra o io sono la pietra sulla quale egli siede?” Forse qualcuno di noi ha vissuto un’esperienza simile, una esperienza di partecipazione alla vita della natura che richiama il rapporto che nel Rinascimento si instaura tra microcosmo e macrocosmo…quel rapporto che ha portato James Hillman a riprendere il concetto di anima mundisecondo il quale l’anima non risiede solo nella persona, ma in tutta la natura.
Dopo il contatto con la pietra ci siamo presi per mano, a coppie. Il contrasto tra freddo della pietra e calore delle mani ha ovviamente colpito ciascuno di noi. Tenersi per mano, tra uomini, ha fatto sentire un’energia particolare, un’alternarsi tra prendere e lasciarsi prendere, un senso di iniziale spaesamento per alcuni, ma anche di forza, di fratellanza.
Poi siamo passati a un esercizio che è ormai classico per Campo Maschile. Sempre a coppie ci siamo guardati per alcuni minuti negli occhi. Chi non ha mai provato questa esperienza difficilmente può comprendere l’intensità che si crea nello scambio di sguardi: si possono cogliere sentimenti di difesa dallo sguardo dell’altro, come di profonda empatia, di blocco o di condivisione. Si attivano ogni volta sensazioni e emozioni intense. Per qualcuno è stata quasi un’esperienza iniziatica, il confronto con un altro uomo che può essere vissuto come una figura paterna o fraterna…oppure come un figlio. Alberto, che aveva il sole in faccia, non riusciva a guardare negli occhi Alessandro fino a quando con la mano sulla fronte si è fatto ombra. Proprio l’ombra, ha notato Alessandro, consente di vedere gli occhi dell’altro. Fantasie junghiane sull’archetipo dell’Ombra e sull’importanza di riconoscerlo dentro di sé e nell’altro si sono così attivate in noi. Alla fine qualcuno ha sentito l’esigenza di abbracciare chi gli stava di fronte.
Dopo un’esperienza così intensa siamo passati al movimento. Disposti in cerchio sul prato abbiamo saltato, danzato, scacciato Mara…rito buddista per scacciare il male che Michele e Paolo hanno conosciuto grazie a Martin Kalff. Poi Lorenzo, Miche e Mattia ci hanno guidato attraverso alcune posizioni di Tai chi.
Alla fine abbiamo ascoltato il racconto di un sogno in cui è comparsa l’immagine potente di un uomo molto grande, ma con una testa molto piccola, con dei bambini inchiodati, un’immagine terribile che è risuonata in noi suscitando sentimenti di angoscia, paura, impotenza… forse riflesso di un’epoca malata nella psiche, nel corpo e nelle relazioni tra i popoli. Abbiamo sentito che di fronte all’angoscia che spesso il presente suscita, la comunità maschile e il rapporto con la natura si presentano come un farmaco indispensabile.
A questo punto eravamo pronti per salire alla Cascata di Lares, seguendo un sentiero abbastanza ripido e sconnesso che si inerpica in un fitto bosco di pini e abeti per raccogliere ancora una volta l’energia che si sprigiona dall’acqua che cade dai monti.
Ridiscesi a Valle abbiamo consumato il pranzo, con i piedi sotto la tavola, in un
ristorante di fronte alla Cascata di Nardis. Poi i saluti, con un poco di commozione e la speranza di poterci ritrovare ancora.
Paolo Ferliga
Brescia 4 ottobre 2022