I maschi e la riproduzione di Claudio Risé
Claudio Risé
I maschi e la riproduzione
I maschi e la riproduzione - Riflessioni su ragioni e forme di una crisi (di Claudio Risé, da "I Quaderni di Scienza & Vita", 22 aprile 2008, www.comitatoscienzaevita.it) L’impotenza aumenta, la sterilità anche, la libido cala. Sono fenomeni noti, in continuo (fino ad ora) peggioramento, come mostrano gli articoli e i dati presentati in questo fascicolo. I fattori che incidono negativamente sulla sterilità sono molteplici, ma la loro presentazione è spesso condizionata dall’ottica del modello culturale dominante, che tende a “tacere” gli effetti di comportamenti e sostanze ostinatamente considerati “leggeri”, abbondantemente tollerate dai gruppi dirigenti, anche se dal punto di vista scientifico sono ormai noti i loro effetti “pesanti”. I nemici della procreazione nascosti da media e politici: il caso della cannabis. E’ interessante, da questo punto di vista, il caso della cannabis, ostinatamente assolta, in Italia, da tutti i suoi effetti negativi, tra i quali quelli, ormai accertati, sulla capacità di riprodursi del maschio (e della donna) [1]. La cannabis, la droga più usata al mondo, e da un adolescente su tre in Italia, dove è fumata quotidianamente da 350.000 persone tra i 15 e i 54 anni, e al fine settimana da 1.900.000 (dati 2005, inferiori ad oggi), ostacola i processi vitali che presiedono al buon fine del concepimento. La marijuana è stata collocata recentemente nella tabella delle gonadotossine, sostanze capaci di danneggiare la delicata costituzione (parenchima) del testicolo [2]. Anche i ricercatori italiani [3], di cui tuttavia i media poco si curano, confermavano nel 2004 che il consumo di cannabinoidi è tra l’altro causa di alterazione della spermatogenesi, di riduzione nella densità e motilità degli spermatozoi, e di aumento delle forme anomale. Nello stesso periodo venivano resi noti, attraverso un comunicato della British Fertility Society alla stampa e alla comunità scientifica europea, i risultati di una ricerca sperimentale svolta in Irlanda secondo la quale gli uomini che fumano cannabis presenterebbero una fertilità ridotta. Gli scienziati della Queen’s University di Belfast, infatti, avevano accertato che l'ingrediente attivo della cannabis (THC) ostacola la mobilità degli spermatozoi, diminuendone la capacità di penetrare la cellula uovo per fertilizzarla [4]. Lo studio, inoltre, aveva evidenziato che il consumo di cannabis riduceva un'altra funzione chiave svolta dal gamete maschile: la digestione del rivestimento protettivo dell'uovo, attraverso specifici enzimi, per consentire allo spermatozoo di penetrarlo [5]. Questa specifica disabilità, prodotta dal THC sull’apparato riproduttivo maschile, viene poi ulteriormente accentuata dalla tossicità del fumo di tabacco (qui aggravato dalla particolare intensità di idrocarburi presenti nel fumo di cannabinoidi) i cui risultati sono noti da più tempo: riduzione del numero dei concepimenti se l’uomo ha l’abitudine del fumo; presenza di spermatozoi con alterazioni cromatiniche che impediscono allo zigote di svilupparsi normalmente; alterazione in negativo del liquido seminale (come volume e concentrazione); riduzione della vitalità dei gameti maschili, della loro vitalità e motilità, alterazione della loro corretta morfologia [6]. Studi andrologici, in continuo sviluppo, attribuiscono anche all’uso di cannabinoidi lo sviluppo di impotenza e altre tipologie di deficit erettile, con i loro pesanti effetti psicologici e sulla vita relazionale e di coppia [7]. Ciò valga a mostrare la parzialità nelle presentazioni mediatiche, e dell’attenzione politica, circa i fattori tossicologici sulla sterilità maschile. Lo scopo principale di questo lavoro è tuttavia altro...