Giuseppe Bailetti, uomo e pittore

bailettiL'immagine di Campo Maschile è un quadro di Giuseppe Bailetti. Rappresenta un campo bellissimo, con cielo blu e uno stormo di uccelli. Di seguito potete leggere una breve biografia del pittore, a cura del figlio Giacomo.

Giuseppe Bailetti
Nota biografica a cura del figlio Giacomo

Giuseppe Bailetti nasce a Frontignano (Macerata) il 19 febbraio del 1920, in una povera e numerosa famiglia. È costretto a lasciare presto la scuola e a nove anni inizia a lavorare come muratore.
All'indomani dell'8 settembre del 1943, dopo due anni di servizio militare in Slovenia, rientra a Brescia e trova lavoro come operaio alla fabbrica S. Eustachio. L'intenso sentimento di difesa degli ultimi che gli deriva dalla fede cristiana e il forte impulso di ribellione contro la prepotenza, lo portano a lasciare il lavoro che gli consentiva di garantire una vita
dignitosa alla sua numerosa e indigente famiglia, per entrare nella resistenza. Tramite don Giacomo Vender e Don Luigi Stagnoli riesce ad entrare nel gruppo T3 della brigata Perlasca.
La resistenza per Giordano - questo fu il nome di battaglia con cui gli amici lo chiamarono poi per tutta la vita - fu un'esperienza difficile, che visse e raccontò sempre senza retorica. C’erano “uomini che cercavano altri uomini in una caccia spietata”, scrive nei suoi appunti. Ma il desiderio profondo rimaneva quello di conquistare la pace. Descrivendo una camminata notturna verso il monte Guglielmo, sotto un cielo stellato, Giordano scrive: “sembrava che se gli uomini avessero guardato il cielo la guerra sarebbe finita. In una sera così non si riesce a convincersi che c’è la guerra e si è costretti a uccidere”.
Dopo la liberazione non fu facile riprendere la vita normale. “ In quei giorni - scrive Giuseppe Bailetti - è stato per me e per molti un alternarsi di gioia e di dolore. Era la fine di una guerra, ma ognuno di noi sentiva il peso, la fatica, anche la paura, di non essere più capace di godere la libertà.
Troppe cose erano successe, troppi i lutti, troppa la fame, la paura. Non bastava un giorno per diventare diversi e per ricominciare a vivere. Ti portavi dietro l’odore di quei giorni. Anche il tempo era indurito e i rumori rimanevano nemici. Stavamo uscendo da sotto la terra stracciati, affamati, sporchi di sangue per costruire una democrazia che non
conoscevamo. E man mano si scopriva che quella democrazia ci pesava addosso piena di responsabilità ”.
Si comprende da queste parole come il radicato desiderio di contribuire alla costruzione di un mondo migliore, non sarebbe stato saziato con l'avventura della resistenza. Nel periodo successivo alla liberazione, ancora animato da un sentimento di fedeltà al re, Giordano vota a favore della monarchia nel referendum del 1946. Poi inizia un lungo cammino di ricerca che lo porterà negli anni sessanta all'impegno sindacale nella azienda OM e all'impegno politico che lo condurrà, durante gli anni 70, a chiedere l'iscrizione al Partito comunista italiano.
Testimonianza della sua esperienza di operaio sono alcuni suoi quadri in cui la fabbrica è - come ha chiosato Elvira Cassa Salvi - "una fabbricamacchina-mostro: è ferro, polvere di ghisa, frastuono, stridore di macchinari”. E’ luogo - ha osservato Giuseppe Tonna - popolato da figure “estenuate, prigioniere del duro elemento da cui affiorano ".
Ma i dipinti di Giuseppe Bailetti sono, come ha scritto il suo amico pittore Ernesto Treccani, “un prolungamento della vita, un modo di vivere che si fa segno e colore”. E, quindi, in essi trovano rappresentazione tutte le vicende e gli interessi della sua vita: la resistenza, la montagna, la città inquinata, i volti degli uomini. Ed un posto importante occupano quelli che sono - come ha scritto ancora Elvira Cassa Salvi - "una calda testimonianza di amore alla natura, alle luci, alle trame dei boschi, al viluppo tormentato dei tronchi, al vigore dei germogli".
Giuseppe Bailetti muore dopo una lunga malattia nel dicembre del 1989.
Anni prima aveva confidato ad un giovane amico: “Non è una tragedia morire, l’importante è che ci sia qualcun altro che riparta da dove noi ci siamo fermati e prosegua il nostro cammino verso un mondo più giusto.”