Lontano padre di Enrico Mottinelli

neurone"...sapeva solo dirsi che non aveva mai amato niente e nessuno con la stessa forza cieca, primitiva, inafferrabile con la quale sentiva di amare suo figlio..."

Il 20 marzo 1958, ultimo giorno d’inverno, a casa di Mauro si presentano i carabinieri per avvisare la madre di un incidente in cui è stato coinvolto il fratello Andrea. All’ospedale arriva anche il padre che distrattamente gli passa la mano nei capelli. Sarà l’ultimo contatto fisico tra Roberto e suo figlio Mauro. In quel gesto distratto è già presente lo sviluppo successivo della vicenda. Il padre, Roberto, non regge di fronte alla morte del figlio primogenito, Andrea, e presto abbandonerà la moglie e il secondogenito Mauro, nel tentativo disperato di fuggire dal dolore che lo ha colpito. Al funerale del fratello, Mauro non può ritrarre la mano destra da quella di sua madre, mentre il padre chiuso nel suo dolore, tiene le mani appoggiate sul banco. Per tutto il tempo della cerimonia il padre non lo sfiora nemmeno. L’assenza di quel gesto apre in lui un vuoto incolmabile e quel gesto mancato gli brucia “sulla fronte come un marchio a fuoco, un sigillo del nulla.” A partire da quel momento Mauro si interroga sul comportamento di suo padre. Perché non lo toccava, non lo guardava, non lo considerava più? Perché quando parlava con lui, la sua testa era piena di altri pensieri, lo sguardo colmo di altre visioni e le orecchie assordate da altri suoni. Mauro comincia allora a comprendere quanto suo padre fosse lontano. Quando poi il padre, una notte, se ne va di casa, il destino di Mauro è segnato. A lui resta il compito di sostenere la madre, raccogliendo ogni domenica le sue confidenze e vedendola sprofondare sempre più in una situazione psicologica che rasenta la follia. Anche Mauro rischia così di perdere la sua identità. Il percorso di crescita e maturazione personale diventa per lui più difficile. Cresciuto “sul ramo reciso della paternità”, “addestrato da altri padri” Mauro fatica a trovare la sua strada. Spera a un certo punto di poter nascere come padre e rinascere come figlio… Primo romanzo di Enrico Mottinelli, Lontano padre è un libro dolente e bello, scritto bene, che va dritto al cuore, un libro che non teme di interrogarsi in modo radicale sull’assenza del padre: forse crescere senza padre è meglio che crescere con un padre assente, lontano? Le domande di Mottinelli scaturiscono dal testo e dalla trama in modo spontaneo, portate alla luce dal dipanarsi dei sentimenti, senza intrusioni di tipo intellettualistico. Un libro importante, per padri e figli.