Il femminile, il maschile, di Paolo Mombelli

Femminile è la terra, il “ground”, il “soul”, l’”humus”. Fecondità che accoglie il seme, lo protegge, lo nutre e lo fa crescere. Maschile è il seme, la pianta, il frutto maturo che si dona e nutre. E poi ancora il cielo, mai abbastanza alto da non potersi piegare sulla terra per sfiorarne il profumo. Femminile è la grotta, la caverna, ogni anfratto del suolo ed ogni piega del sottosuolo. Maschile è la montagna dentro la quale la grotta trova rifugio ed offre protezione, il salire, l’ascensione e l’ascesi, il picco alto che dona uno sguardo morbido sul mondo. Femminile è il bosco, la foresta ombrosa e misteriosa, l’umido, la frescura, il muschio sulle pietre. Maschile è l’albero, che ha le radici nella terra-madre ma si slancia verso un cielo-padre. Femminile è l’acqua, pioggia sottile di primavera, perle di rugiada nell’alba, ruscello gorgogliante, fiume maestoso, oceano. Maschile sono i pesci ed ogni creatura che abita l’acqua. E poi ancora il vento che percorre il mare e lo fa trasalire di sorpresa e di piacere, che lo gonfia di sensualità. Femminile è la notte fonda, la luna che ne abita il senso, il sonno che porta l’inconscio. Maschile è il giorno splendente, il sole forte e caldo, l’operosità del metallo da lavorare. L’alba e il tramonto sono l’androgino, tempo di confine tra femminile e maschile, incontro degli opposti, preludio della diversità che trasforma. L’alba è la prima luce del sole che inizia a sbiancare all’orizzonte orientale. Per estensione è questo il momento in cui appare la luce, e in senso figurato rappresenta l’inizio, il principio, “l’alba della vita” come uscita dall’utero della notte. Il tramonto è l’ultima luce del sole che cade dietro l’orizzonte occidentale. Per analogia è questo il momento in cui cala la tenebra, la fine, “il tramonto della vita” come ritorno nell’utero infinito dell’eternità. Femminile è l’eternità, maschile è il tempo. Un tempo definito, scansione delle lancette dell’orologio, lontano da un tempo metafisico e metastorico che non hanno attitudini maschili. Infatti femminile è la biografia, maschile è la storia. Femminile è la casa, il focolare, il fuoco. Maschile è la torre, di chiesa o di castello che sia. Femminile è la città, maschile i suoi dintorni. Femminile è tutto ciò che sta dentro, maschile tutto ciò che sta fuori. Femminile è lo sguardo. Maschile sono gli occhi. Femminile è il serpente uroborico, quello che si arrotola su se stesso e forma il cerchio, cioè la sinuosità perfetta. Maschile è il serpente che si drizza nell’attimo dell’attacco, la linearità attiva. Femminile è la curva, un seno gonfio del latte che contiene e un pube morbido di allusioni e di promesse. Maschile è la forza del fallo, la genitalità che si erge e chiede. Femminile è l’Anima, che del femminile è l’Archetipo, cioè l’immagine originaria e primordiale che abita l’abisso dell’inconscio collettivo. L’Anima è la vita che si dà e si fa, ma anche l’energia che mantiene la vita stessa e la alimenta. E sentimento, affetto, gusto estetico, accoglienza, dedizione totale e senza condizioni. L’Anima nel greco antico è “psiche”, cioè soffio vitale, ed è rappresentata come una farfalla che nel momento del trapasso abbandona il corpo e vola via. Perché la vita non muoia, perché la vita non muore. Maschile è l’Animus, che del maschile è l’ Archetipo. L’Animus è la forza, l’energia che fonda e costruisce, il coraggio che salva e ci salva, la volontà caparbia, il sacrificio di sé e della propria vita come offerta  per la vita dell’altro, per l’ideale, per un valore, per l’onore. L’Anima è legata alla Terra, l’Animus allo Spirito. Femminile è la danza, maschile la guerra. Femminile è stanzialità, maschile è erranza. La via che attraversa il mondo ed è nata con il mondo, la strada maestra che conduce ovunque ci sia l’ovunque è femminile, il viandante è maschile. Femminile è la fantasia ed il fantasticare, l’immaginazione e l’immaginare. Maschile è la regola ed il regolare, l’idea e l’idealizzare. Femminile è la madre, che dona ai figli la vita. Maschile è il padre, che dona ai figli il mondo. Femminile e maschile sono l’immagine e la sostanza della diversità. E’ una diversità senza distanza, è complementarietà. La realtà, senza il femminile e il maschile, sarebbe riproduzione di nature morte, teche e vetrine in un museo polveroso e disanimato, canto senza voce di un infecondo eunuco del tempo. Il femminile è la poesia, il maschile il poeta. Il femminile è la parola, il maschile la scrittura. Femminile è “la”. Maschile è “il”.

Paolo Mombelli, pubblicato su Biorivista, Brescia, maggio 2011