Father's Revolution by Gordon Brown di A. Vanni

Antonello Vanni

Leggi l’articolo originale “We need fathers' revolution to help failing sons” – Brown di LOUISE GRAY, The Scotsman on line, 13 ottobre 2006 in http://thescotsman.scotsman.com/education.cfm?id=1515992006

Una “rivoluzione della figura del padre” per aiutare i figli in difficoltà scolastica Gordon Brown apre alla paternità come antidoto alla devastazione delle nuove generazioni. E in Italia? 13 ottobre 2006. “Questa è un’epoca di disorientamento: troppi giovani vivono nell’impossibilità di sviluppare le proprie potenzialità o di cadere ai margini della nostra società. Noi dobbiamo combattere l’esistenza di questa devastazione generazionale. Per questo, una priorità da affrontare e discutere, è la necessità di coinvolgere sempre più i padri nel processo formativo e nel percorso scolastico dei figli”. Gordon Brown, il Cancelliere che già in passato aveva dichiarato “Boys will be boys, but we must help them to be men” (i ragazzi saranno ragazzi ma noi dobbiamo aiutarli a diventare uomini), ha individuato nel coinvolgimento dei padri l’iniziativa decisiva per realizzare il miglioramento nel profitto e nella condotta di un’ampia parte dei giovani studenti britannici. Solo una “Fathers’ Revolution”, secondo il politico, può aiutare la Gran Bretagna a recuperare il deficit di apprendimento e formazione cui incorre un numero sempre crescente di studenti. Studenti che, secondo le statistiche, risultano essere in prevalenza maschi, e rispetto ai quali Brown prevede la revisione di curriculum e metodologie didattiche al fine di valorizzare gli stili cognitivi che connotano, nella sua differenza, l’identità di genere maschile. Proposte e sfide culturali che, secondo Gordon Brown, sono l’esito di una più moderna idea di cittadinanza responsabile in cui i genitori devono, e possono, collaborare con la scuola e con la comunità condividendo uno scopo prezioso: il bene dei figli, a loro volta futuri cittadini. Percorsi che, a nostro parere, dovrebbero essere discussi anche in Italia, una delle nazioni caratterizzate dal maggior tasso di abbandoni e insuccessi: “Attualmente il 20 % dei ragazzi tra i 18 ed i 24 anni in Italia non possiede un diploma di scuola superiore o una qualifica professionale; i motivi degli abbandoni sono tanti, sicuramente alcuni nascono nelle aule scolastiche dove viene meno la motivazione allo studio ed il desiderio di imparare. (Min. della Pubblica Istruzione Fioroni: Lettera alla scuola, 10 settembre 07). I motivi dell’insuccesso saranno anche tanti, e gli insegnanti a dir la verità le provano tutte per motivare allo studio i giovani, mentre le reali iniziative dei Ministeri sono piuttosto rare. Si tratta allora di vedere se finalmente anche in Italia i padri saranno seriamente invitati a collaborare (e, in alcuni casi, se sarà loro concesso). Qualche speranza si intravede almeno in lontananza? Così Fioroni ai genitori: “Vi chiedo di essere a fianco dei docenti e dei dirigenti scolastici, di condividere con loro il percorso formativo dei vostri figli, di sentire la scuola come un luogo in cui prendere parte attiva. Sta per entrare in vigore una norma che introduce nella scuola dell’autonomia un nuovo strumento, il "patto di corresponsabilità" che vuole sancire la condivisione dello scopo, del piano dell’offerta formativa e delle regole tra scuola e famiglia. E’ un importante passo avanti per migliorare l’azione educativa sinergica di docenti e genitori, offrendo un contesto sempre più coerente all’esperienza di crescita dei ragazzi” (Lettera alle famiglie, 14 settembre 2007). E allora, padri, meglio tenere d’occhio questo spiraglio e non lasciarcelo sfuggire, come sfuggono spesso le tante parole-nuvole dette dai politici. Ma non è finita qui: sembra esserci un nuovo spazio anche per le figure vicarianti il padre in ambito scolastico: i maestri sempre più rari, e che sarebbero un vero beneficio per i nostri studenti maschi privati di modelli riferimento maschili. Infatti Fioroni ha detto al Corriere della Sera: “Siamo l'unico settore che non ha bisogno delle quote rosa ma di quote blu. Solo un insegnante su cinque è maschio. La completa femminilizzazione dell'insegnamento sarebbe un errore. Occorre rendere più appetibile questa professione e ridarle dignità” (Corriere della Sera, 16 giugno 2006). Allora attendiamo con impazienza.

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